Dalle case invisibili nei boschi svedesi ai container nel deserto californiano, oggi assistiamo all’ascesa di una filosofia costruttiva che potremmo definire architettura gentile: strutture che si appoggiano al territorio senza ferirlo, che giocano a nascondino con gli alberi o che riutilizzano scarti industriali per creare oasi di design nel nulla. Non stiamo parlando del semplice campeggio, e nemmeno del glamping nella sua accezione più classica: siamo di fronte a una vera e propria asset class immobiliare che fa della unicità il suo principale driver di valore. 

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Eco evasioni

Dalle case invisibili nei boschi svedesi ai container nel deserto californiano, oggi assistiamo all’ascesa di una filosofia costruttiva che potremmo definire architettura gentile: strutture che si appoggiano al territorio senza ferirlo, che giocano a nascondino con gli alberi o che riutilizzano scarti industriali per creare oasi di design nel nulla. Non stiamo parlando del semplice campeggio, e nemmeno del glamping nella sua accezione più classica: siamo di fronte a una vera e propria asset class immobiliare che fa della unicità il suo principale driver di valore. 

Prendiamo il caso emblematico del Treehotel in Lapponia svedese, dove il concetto di baita è stato decostruito e riscritto. La struttura più celebre, il Mirrorcube, è un cubo perfetto di 4×4 metri rivestito interamente di specchi. Arrivando dal sentiero, la casa semplicemente non si vede: riflette la foresta circostante, scomparendo alla vista e lasciando come unico protagonista il contesto naturale. All’interno, però, il comfort è quello di una suite urbana. Questo contrasto tra l’invisibilità esterna e l’accoglienza interna è la chiave di volta di un trend che sta ridefinendo il concetto di lusso: non più opulenza dorata, ma isolamento esclusivo. 

Spostandoci latitudinalmente, nel deserto rovente del Mojave in California, troviamo la Joshua Tree Residence. Qui la mimesi lascia spazio all’upcycling scultoreo. L’architetto James Whitaker ha preso dei banali container merci – gli stessi che vediamo accatastati nei porti – e li ha disposti a raggiera, dipingendoli di un bianco accecante. L’interno è minimale, inondato di luce, ma la struttura esterna è brutale e iconica. Il container, da modulo povero per eccellenza, diventa qui un oggetto del desiderio, dimostrando che il valore immobiliare non risiede nel materiale di costruzione, ma nella visione progettuale e nella narrazione che essa genera. 

È proprio sulla narrazione che si gioca la partita economica di queste Eco-Evasioni. Piattaforme come Airbnb hanno colto questo smottamento culturale prima di molti altri player istituzionali. L’introduzione della categoria WOW! non è stata una semplice riorganizzazione dei filtri di ricerca, ma una dichiarazione d’intenti: l’alloggio non è più una commodity, un posto dove dormire mentre si visita una città, ma diventa la destinazione stessa del viaggio. E la comunicazione di queste strutture fa leva su meccanismi psicologici precisi: in un mondo iperconnesso e omologato, l’utente cerca la scarsità, l’esperienza che pochi hanno vissuto e che, soprattutto, sia contemporaneamente potente sui social. Una notte nel Mirrorcube o in un container nel deserto ha un Return on Attention altissimo e il mercato risponde di conseguenza: queste micro-architetture, pur avendo costi di realizzazione spesso inferiori all’edilizia tradizionale e tempi di cantiere ridottissimi (grazie alla prefabbricazione e alla modularità), riescono a comandare prezzi per notte superiori a quelli di hotel cinque stelle situati nelle metropoli vicine. 

Per l’investitore immobiliare, questo scenario apre prospettive interessanti ma richiede un cambio di paradigma: non si valuta più l’immobile in base al prezzo al metro quadro o alla vicinanza ai servizi urbani tradizionali ma i nuovi parametri sono tarati sull’integrazione paesaggistica, la reversibilità dell’intervento e il potenziale narrativo.  

Siamo nell’era in cui una casa sull’albero dotata di domotica e wi-fi vale più di un attico in centro, a patto che sappia raccontare una storia in cui il protagonista si senta, anche solo per un weekend, l’unico abitante del pianeta. 

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