Nel dibattito sul futuro delle città e dell’abitare, il concetto di decrescita proposto da Serge Latouche sta trovando applicazioni sempre più concrete nel settore immobiliare. Questo approccio, nato come critica alla società della crescita infinita, propone un modello di sviluppo alternativo, basato sulla riduzione degli sprechi, sulla valorizzazione della qualità della vita e sulla costruzione di comunità resilienti e autosufficienti. 

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Decrescita

Nel dibattito sul futuro delle città e dell’abitare, il concetto di decrescita proposto da Serge Latouche sta trovando applicazioni sempre più concrete nel settore immobiliare. Questo approccio, nato come critica alla società della crescita infinita, propone un modello di sviluppo alternativo, basato sulla riduzione degli sprechi, sulla valorizzazione della qualità della vita e sulla costruzione di comunità resilienti e autosufficienti. 

Uno degli esempi più emblematici di questa filosofia è Auroville, in India, una città sperimentale fondata nel 1968 con l’obiettivo di creare una società armoniosa, autosufficiente e basata sulla cooperazione. Qui, l’architettura si fonde con la natura e le abitazioni sono costruite con materiali locali e tecniche sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e incentivando uno stile di vita collettivo. Allo stesso modo, in Scozia, la comunità di Findhorn ha adottato un modello abitativo basato su principi di permacultura e autosufficienza energetica, dimostrando come sia possibile vivere con un’impronta ecologica minima senza rinunciare al comfort. 

Un altro aspetto cruciale della decrescita applicata al real estate è il concetto di micro-living e downsizing consapevole. Il movimento delle tiny house, nato negli Stati Uniti e diffuso in Europa, ne è una delle espressioni più evidenti: abitazioni di dimensioni ridotte, progettate per minimizzare il consumo di risorse e ottimizzare lo spazio, favorendo al contempo una maggiore connessione con l’ambiente circostante. Questo modello si sta evolvendo in esperienze di cohousing, dove le abitazioni private sono ridotte al minimo, mentre gli spazi comuni diventano il fulcro della vita sociale e della condivisione di servizi. In Italia, progetti come il CoAbitare di Torino stanno sperimentando questa filosofia con modelli residenziali che promuovono la condivisione e la riduzione dei consumi. 

Parallelamente, il concetto di recupero e trasformazione urbana rappresenta un’altra declinazione della decrescita nel real estate. Il Vauban District di Friburgo, in Germania, è uno dei casi più riusciti: un ex sito militare trasformato in un quartiere a basso impatto ambientale, con edifici passivi, energie rinnovabili e mobilità completamente pedonale. A Copenaghen, il progetto Cykelhuset ha sviluppato un complesso residenziale interamente progettato per chi si muove in bicicletta, eliminando completamente i parcheggi per le auto e favorendo uno stile di vita sostenibile. 

La filosofia della decrescita sta influenzando anche la progettazione di nuove tipologie di abitazioni, come le earthships, case autosufficienti costruite con materiali di recupero, che producono la propria energia e raccolgono l’acqua piovana. Negli Stati Uniti e in Spagna, esperimenti di questo tipo stanno dimostrando che è possibile costruire abitazioni resilienti ed ecologiche con costi contenuti e un’impronta ambientale vicina allo zero. 

Queste esperienze mostrano come il concetto di decrescita non sia solo una teoria economica, ma un principio applicabile al real estate per creare modelli abitativi più etici, sostenibili e orientati alla qualità della vita piuttosto che all’accumulazione di beni e spazio. Il futuro dell’abitare potrebbe non essere più legato alla crescita illimitata, ma alla capacità di adattarsi ai bisogni reali delle persone e dell’ambiente, dando vita a comunità più consapevoli e resilienti. 

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