Il crowdfunding, tradotto come “raccolta fondi”, non è un fenomeno nato nell’era digitale. Esso ha radici storiche nella pratica della “colletta”, attraverso la quale, spesso, artisti cercavano finanziamenti per le loro opere. Con l’avvento di internet, la pratica ha preso una piega digitale: nel 2003 nasce ArtistShare, la prima piattaforma di crowdfunding online, creata per aiutare musicisti a finanziare album, grazie ai contributi dei loro fan. Ma è dal 2006, con la nascita di Kickstarter e l’introduzione di normative specifiche, che il crowdfunding ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando un metodo di finanziamento riconosciuto globalmente.
Il crowdfunding, tradotto come “raccolta fondi”, non è un fenomeno nato nell’era digitale. Esso ha radici storiche nella pratica della “colletta”, attraverso la quale, spesso, artisti cercavano finanziamenti per le loro opere. Con l’avvento di internet, la pratica ha preso una piega digitale: nel 2003 nasce ArtistShare, la prima piattaforma di crowdfunding online, creata per aiutare musicisti a finanziare album, grazie ai contributi dei loro fan. Ma è dal 2006, con la nascita di Kickstarter e l’introduzione di normative specifiche, che il crowdfunding ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando un metodo di finanziamento riconosciuto globalmente.
Tuttavia, è essenziale distinguere tra crowdfunding e crowdinvesting. Nel crowdfunding, chi contribuisce non cerca un ritorno economico: può ricevere un prodotto o un servizio come ricompensa o, in alcuni casi, non ricevere nulla, trasformando il suo contributo in una donazione. D’altro canto, il crowdinvesting è un investimento vero e proprio. Chi investe in questa modalità si aspetta un ritorno economico, variabile a seconda del progetto finanziato.
Esistono diverse forme di crowdinvesting, quelle a cui ci si rifà più spesso sono Lending o Equity, gestite attraverso piattaforme online, aperte sia a singoli investitori, che possono partecipare con somme modeste, sia a grandi investitori istituzionali.
Una delle principali caratteristiche di questi strumenti è l’accessibilità: gli investitori possono partecipare con importi relativamente bassi, spesso a partire da qualche centinaio di dollari. Questo dà la possibilità di investire in operazioni, che altrimenti sarebbero fuori dalla loro portata finanziaria, diversificando il loro portafoglio senza doversi esporre nell’acquisto di una proprietà completa, riducendo così il rischio associato. Gli investimenti in questo senso possono offrire rendimenti interessanti, sia sotto forma di flussi di cassa ricorrenti (ad esempio affitti) che di apprezzamento del valore dell’immobile nel tempo.
Come qualsiasi altra forma di investimento, ci sono alcuni rischi da considerare ed è fondamentale condurre una diligente valutazione del progetto, della piattaforma e degli sviluppatori coinvolti, considerando eventuali ritardi e valutando gli imprevisti che potrebbero influire sui rendimenti attesi.