In Italia, nel 2022, il 43% degli investimenti nel segmento living si è concentrato sul Multifamily.
Emerge l’esigenza di monitorare e anticipare l’evoluzione delle aspettative e dei comportamenti degli utenti del mercato residenziale per rispondere in modo adeguato alla domanda.
In Italia, nel 2022, il 43% degli investimenti nel segmento living si è concentrato sul Multifamily.
Emerge l’esigenza di monitorare e anticipare l’evoluzione delle aspettative e dei comportamenti degli utenti del mercato residenziale per rispondere in modo adeguato alla domanda.
Una possibile risposta è il Multifamily housing cioè quella fetta di mercato che fa riferimento a proprietà con più unità abitative, come condomini o grandi complessi di appartamenti, in grado di offrire servizi connessi come spazi comuni, spa o palestre, lavanderie o servizi scolastici.
Molti player citano, correlandolo concettualmente a questa tipologia di proprietà, il Build to Rent, modello a cui rifarsi, che prevede la realizzazione di immobili destinati all’affitto gestito professionalmente: un segmento che si stima possa generare fino a 2,5 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.
A differenziarlo dal Build to Sell è la presenza di un operatore specializzato nella gestione di beni immobiliari a destinazione d’uso residenziale che, con adeguate certificazioni e standard di gestione, non riscuote solamente i canoni derivati dalle locazioni, ma eroga servizi correlati alla persona, all’edificio e alla comunità.
Al momento i pionieri e i più interessanti in Italia sono il Milano Santa Giulia, MIND e Flat Tower – Parco Vittoria Milano: quest’ultimo progetto imprenditoriale, avviato nel 2020, mette a disposizione 66 unità abitative, tutte completamente configurabili e personalizzabili dall’utente direttamente dal sito istituzionale. Inoltre, tutti gli appartamenti sono stati affittati nell’arco di 9 mesi, con contratti di locazione che frutteranno ricavi per circa 1.750.000 euro nei primi 2 anni.
Questo modello, agli albori in Italia, già si sta scontrando con la consueta complessità normativa, che attualmente impedisce di raggiungere la democratizzazione dell’offerta e della scalabilità, nodi che, se risolti, attireranno un numero sempre crescente di investitori.